L’Antigone ritrovata

1. In Italia i cambiamenti all’interno della società hanno portato, dagli anni Settanta, all’affermazione di un nuovo tipo di famiglia. Al centro sono poste questioni come i doveri nei confronti dei minori, la tutela, di crescita, il diritto al benessere e l’affettività dei bambini; l’eredità biologica diventa secondaria rispetto all’eredità culturale e alla dimensione affettiva. La Legge 40/2004 presuppone invece, chiudendo gli occhi di fronte alla realtà, un unico modello, quello costituito da due genitori e i figli, e ri-assegna il ruolo primario del dato genetico, del ‘sangue’, su quello culturale.
2. Schematizzando si possono riassumere tre orientamenti. C’è chi sostiene la sacralità della vita fin dal concepimento, in virtù della continuità dello sviluppo dalla fecondazione, fino allo sviluppo pieno dell’individuo cosciente. Da qui il sillogismo, che se gli esseri umani hanno dei diritti, e l’embrione è in potenza un essere umano, anch’esso deve godere dei medesimi diritti.
Un secondo orientamento sostiene che il valore dell’embrione è progressivo, per cui i suoi diritti crescono insieme con il suo sviluppo. Lo statuto giuridico dell’embrione quindi si congiunge necessariamente, come vuole anche il nostro codice civile, con la difesa dei diritti della persona-madre.
La terza posizione fa questo semplice ragionamento: oggi non siamo in grado di classificare gerarchicamente le qualità sostanziali che assicurano statuto ontologico alla persona, e di conseguenza, non siamo in grado di stabilire esattamente ‘quando’ l’embrione diventa ‘persona’.
Chi scrive vita con la ‘V’ maiuscola, tenga presente che se si identifica la vita dell’embrione con la vita umana, allora bisogna applicare il principio della difesa della vita a prescindere dalla sua accezione sostanziale e alla logica pretesa morale che ogni essere vivente (piante, animali, etc.) deve essere salvaguardato in ogni momento e in ogni stadio di sviluppo. Se insomma il seme gode degli stessi diritti della pianta, non si può ridurre, ipocritamente o fideisticamente, il problema della Vita e dell’Essere facendolo coincidere con la Persona umana.
All’epoca del referendum sull’aborto, si faceva spesso riferimento alla I lettera ai Corinzi, in cui San Paolo scrive che il corpo dell’uomo e della donna sono il tempio di Dio. Di fronte alla crudeltà della Legge 40 nei confronti del corpo femminile, credo si possa rileggere la citazione in un senso più profondo.
3. Vi è un terzo tema, infine, che è quello per cui, astraendo dai contenuti del referendum, abbiamo il dovere politico e morale di andare a votare, con coscienza e responsabilità . Usare l’astensione come scusa per non affrontare il problema non è molto lontano dal lavarsi le mani di Pilato. Alcuni ritengono che la politica possa entrare nella vita privata delle persone, altri che lo Stato debba astenersi dallo stabilire una verità maiuscola per legge. Questo significa garantire tutti i soggetti compresi il concepito ma non imporre anche a chi si riferisce a modelli diversi, dei paletti per legge. I temi che sottendono alla discussione bioteca non sono esauriti in una verità definitiva, né scientifica né filosofica. C’è ancora da discutere, confrontarsi. La legge, invece, imponendo un solo punto di vista, chiude la discussione. Punto e basta. Non viviamo in uno Stato etico, ma in uno Stato di diritto, che ogni giorno deve misurarsi con le sfide di una società multietnica e multiculturale.
E’ in gioco la difesa dello stato liberale, della laicità dello Stato, perché ricordiamo che ‘laico’ significa ‘popolare, di tutti’, ove nessuno impone su tutti gli altri. E cerchiamo di far crescere la comunità , finendola una buona volta con la falsa opposizione tra laici e cattolici. Così, per confermare che il progresso delle coscienze è una pallida luce di luna, ritorna ancora forte il dilemma dell’Antigone tra legge e diritto. Chi ha fondato il diritto sapeva che la lex non può essere scissa dallo ius. Senza ius, la lex diventa debole e, al tempo stesso, tirannica.
Riprendendo le parole di Zagrebelsky, ‘quando il sistema legislativo non tiene il passo con le necessità sociali si finisce per far fronte alla debolezza della legge con altre leggi, corrodendo progressivamente il significato di legalità . La scommessa della politica, quella che non alza gli scudi ma si apre e sa mettere in discussione se stessa alla luce delle dinamiche sociali, sta proprio qui: ‘nella capacità della Costituzione, posta come lex, di diventare ius’; nella capacità di uscire dall’area del potere per farsi attrarre nella sfera vitale di una società che cambia e che si deve interrogare sul suo futuro. L’astensione è solo per chi vuole murarsi vivo nella casa della propria convinzione.