Mimesis è un progetto sorto l’autunno del 2012 tra le rive e la nebbia del Ticino. Nasce da un pensiero semplice. Nella poesia antica delle origini, le Muse, che sovrintendono, come sappiamo, alle diverse virtù artistiche, compaiono sempre insieme. Solo più tardi, quando i generi sono più definiti, appaiono al poeta singolarmente per ispirarlo.
Ecco allora l’idea di un progetto che raccoglie artisti di diversa estrazione, e affida loro questa missione: cimentarsi su un tema, e dialogare con le altre discipline, per valorizzare l’interpretazione del singolo, ma scoprire al contempo se esistono punti di contatto, o addirittura un denominatore comune.
Mimesis, come termine e idea, di solito viene associata all’imitazione, al mimo. In realtà questa è una riduzione. Mimesis non è l’atto di imitare, ma di ri-creare, di ri-presentare la natura o qualcosa. Si riferisce sempre a qualcosa che non si mostra, ma che viene rappresentato sulla “scena del mondo”: è sempre la rappresentazione di un assente.
La Mimesis nasce quando i nostri antenati vestiti con le pelli degli animali cacciati, dipingevano scene di caccia sulle pareti di una grotta. E’ l’origine della pittura.
Nasce quando nei primi villaggi, agricoltori e pastori, assumono le sembianze di uomini, dei o animali, per raccontare una storia o celebrare un rito. E’ il cuore del teatro.
Nasce quando intorno a un fuoco, gli anziani o professionisti della parola, mantengono viva nelle favole, nel mito, la memoria, la storia, la loro identità. E’ la sorgente della letteratura.
Mimesis è un’evocazione di qualcosa che non appare davanti agli occhi. E’ un atto di magia. Tutti siamo artisti, quando siamo creativi, siamo tutti dei piccoli maghi, ognuno con la sua bacchetta magica.
La Mimesis non è imitazione del mondo. E’ il mondo che, rappresentato in un certo modo può trasformarsi e somigliare alla sua immagine: può diventare come è stato rappresentato. Le opere d’arte non copiano affatto la realtà, ma la rappresentano, e per effetto di questa rappresentazione la realtà può avviare una propria trasformazione in direzione di quella possibilità che la Mimesis ha suggerito, o evocato.