Ritorno a Vetan – dedicato a Lalla Romano
Il ricordo nella Natura attraverso lo sguardo di Lalla Romano
“Io dipingo sempre mentre guardo” diceva di sé. Ed è stato come tenere un fischietto nelle orecchie riscoprendo Vetan dopo trent’anni con gli occhi e la macchina fotografica al collo. Specie quando salivamo al Mont Fallère per ammirare dall’alto le pieghe dolci tra cui sbucano i sentieri, e il variopinto mantello dell’autunno stendersi prima qui che nella noia della pianura.
L’ultima volta? 30 anni fa, quando la Valle d’Aosta non era ancora il sogno dell’infanzia, la mia età dell’oro: quando nella montagna riconoscevo, con lo sguardo di pura meraviglia e amore dei bambini, quello che Lalla chiama “qualcosa di ignoto che ci sovrasta, ma anche che ci protegge e forse ci ama”.
Per un fotografo diventa cosa semplice previsualizzare la composizione: si sta come abbracciati, e in questo ricambio di sensi e ispirazioni, l’arte riesce davvero come “attività concessa all’uomo per amare la vita e il mondo”.
Ho incluso qualche foto anche del Colle San Carlo, da Arpy, perché volevo proseguire questo “ritorno al passato” sui luoghi dell’infanzia, pensando che la visione del mondo, nelle stagioni della vita, più che cambiare è una mescolanza infinita di attese e ritorni. Così le pieghe, e le creste, e i crinali risultano sempre diversi, come la luce posa il suo sguardo su di loro e li carica di una valenza sempre nuova.